L’umano come soglia esitante del mondo (Accoto 2024)

Se l’umano è soglia e il varco è linea, tornare a interrogarsi sulla nostra liminalità morfante, sul nostro essere soglia esitante di conoscenza, esperienza e intelligenza del mondo è uno dei compiti vitali della filosofia. <The Line> è il titolo del libro in scrittura di Jame Boyle che ha come sottotitolo “AI and the Future of Personhood”. Dentro una tradizione di pensiero giuridico in crescita su questi temi, il libro che ho iniziato a leggere riflette e discute dell’impatto di tecnologie e ingegnerie sulla categoria di <persona giuridica> e sulle sue trasformazioni in corso oltre l’umano (dalle corporation finanziarie alle specie bioingegnerizzate alle macchine a capacità computazionali crescenti). Una riflessione complessa e articolata che incrocia filosofia, giurisprudenza, economia e società. Se l’AI è una provocazione di senso, dobbiamo rispondere con l’innovazione culturale. Ai problemi tecnici si risponde con un pò di ingegneria, alle provocazioni intellettuali con lo sforzo (faticoso, difficile, dubbioso, rischioso) di fare innovazione culturale. Vale a dire produrre nuovi significati e sensi (anche arrischiatamente eretici e disturbanti, interroganti l’umano e poco accomodanti se si vuole) per un mondo in trasformazione rapida e profonda. E qui un aneddoto. Si racconta che il filosofo Diogene andasse in giro per la città di giorno con una lanterna accesa dicendo “cerco l’uomo”. Pochi ricordano però un altro episodio. Si narra che una volta gridò: “Ehi, uomini” e poi prese a dar colpi di bastone a chi era accorso urlando: “Ho chiamato uomini, non balordi”. Direi, un’etica giustamente sferzante l’umano e non solo consolante.

Scrive Boyle, “… The second side of the debate will have a very different character. Here the analogy is to corporate personhood. We did not give corporations legal personhood and constitutional rights because we saw the essential humanity, the moral potential, behind their web of contracts. We did it because corporate personality was useful. It was a way of aligning legal rights and economic activity. We wanted corporations to be able to make contracts, to get and give loans, to sue and be sued. Personality was a useful legal fiction, a social construct the contours of which—even now—we heatedly debate. Will the same be true for Artificial Intelligence? Will we recognize its personality so we have an entity to sue when the self-driving car goes off the road, or a robotic Jeeves to make our contracts and pay our bills? And is that approach also possible with the transgenic species, engineered to serve? Or will the debate focus instead on what makes us human and whether we can recognize those concepts beyond the species line, and thus force us to redefine legal personhood? The answer, surely, is “both” …. (MIT Press, 2024, forthcoming)

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Cosimo Accoto

Research Affiliate at MIT | Author "Il Mondo Ex Machina" (Egea) | Philosopher-in-Residence | Business Innovation Advisor | www.cosimoaccoto.com