La potenza della latenza: l’immagine sintetica (Accoto 2023)

La notizia di cronaca è che Shutterstock ha esteso per altri sei anni l’accordo con OpenAI affinché l’azienda di intelligenza artificiale possa continuare ad addestrare le sue reti neurali artificiali (DALL.E) con l’archivio delle foto che ha in dotazione l’altra. È una scelta di platform strategy che capiremo col tempo se sarà competitivamente vincente laddove altre società (tra queste Getty Images) hanno intrapreso la strada opposta, quella, cioè, di chiudere le proprie banche d’immagini alla voracità dell’intelligenza artificiale generativa. Al di là dell’episodio di cronaca, spetta alla filosofia, credo, il compito di guardare all’orizzonte dell’immagine sintetica con la profondità necessaria a cogliere piuttosto e soprattutto la mutazione radicale di statuto che l’immagine (a partire da quella fotografica, ma più in generale anche proprio della visualità) sta conoscendo in ragione dell’arrivo dell’AI generativa. Nelle mie esplorazioni filosofiche, il punto chiave è la messa in questione della natura rappresentazionale del visuale. La visualità sta dismettendo la sua storica caratteristica di essere solo rappresentazione isomorfica del reale (riproduzione realistica di un referente) per assumere anche quella della non-rappresentazionalità (immagine che non fa perno su una qualche referenza alla realtà). Intorno a questa nuova natura ontologica del visuale si articolano, poi, una serie di altre e ulteriori qualificazioni che sono anche delle vere e proprie crisi antropologiche ed epistemiche. Ne cito tre: i) immagini che, prodotte da macchine per sole macchine, hanno l’umano al margine o proprio escluso dal loop; ii) immagini che perdono la loro natura archivistica documentale/monumentale per assumere quella oracolare saturativo/simulativa; iii) immagini che hanno nella loro dimensione operazionale e logistica il loro valore e non più solo nella loro dimensione simbolico-semantica. Quattro saggi appena usciti/in uscita ci aiutano proprio a scavare e valorizzare culturalmente questi passaggi. Che, come ho scritto, non sono solo culturali, ma strategici per le imprese. Perché dico strategici? Perchè con l’AI non abbiamo solo a che fare con problemi tecnici (discriminazioni, manipolazioni, limitazioni, privazioni…), ma anche e piuttosto con provocazioni culturali. In questo caso, con la provocazione culturale alla nostra consolidata -ma oramai datata- idea della visualità e del visuale. Ai problemi, si risponde con soluzioni ingegneristiche. Alle provocazioni intellettuali con l’innovazione culturale. Vale a dire, con la produzione di nuovo senso e nuovi significati. Per questo, non saranno sufficienti educazione digitale, regolazione giuridica e moralizzazione etica. Avremo bisogno di produrre nuovo senso oltre le ingenuità filosofiche correnti e consolanti” (Accoto 2023, Il Pianeta Latente, forthcoming)

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Cosimo Accoto

Research Affiliate at MIT | Author "Il Mondo Ex Machina" (Egea) | Philosopher-in-Residence | Business Innovation Advisor | www.cosimoaccoto.com