<< Come ho scritto altrove e da tempo, stiamo entrando nella feedforward economy (oltre l’economia del feedback). Se finora abbiamo vissuto al tempo dell’archivio, ora cominciamo a fare esperienza del tempo dell’oracolo. L’orizzonte non è più semplicemente il ‘real-time’, ma il ‘near-time’: non il tempo presente, ma quello prossimo. Vivremo in un tempo costantemente anticipato anche inavvertitamente. Le architetture planetarie sensitive, connettive, cognitive, simulative e attuative (tra codice, sensori, dati, algoritmi, protocolli) creano un mondo in cui l’informazione non fluisce più dal passato al presente, ma dal futuro al presente. Il dispositivo tecnico oracolare (arrischiato) ha l’obiettivo di ridurre la latenza informazionale tra il tempo dell’accadimento futuro degli eventi e il tempo presente del processamento macchinico dei dati. In questo, si evoca e si valorizza lo scarto temporale (che è sempre politico) tra il tempo dell’umano, il tempo del mondo e quello della macchina. E i rischi connessi all’incertezza. Stiamo così passando dal ridurre lo scarto tra passato e presente (skew time) al ridurre lo scarto tra futuro e presente (forward time). Con un provocazione paradossale, potremmo osare e dire che la tecnica inverte l’ordine del tempo: il futuro accade prima del presente. Perché crea valore di business questo passaggio anche filosofico? Perché come umani non abbiamo solo la necessità di gestire il sovraccarico informativo sul presente, ma anche e sempre più quella di gestire l’incertezza informativa sul futuro. Non vogliamo ammalarci (medicina preventiva), non vogliamo trovare traffico in strada (mobilità allertativa), non vogliamo che si rompa il macchinario in fabbrica (manutenzione predittiva), non vogliamo perder tempo a scegliere il prossimo film da vedere dal catalogo (medialità raccomandativa), non vogliamo essere sorpresi da attacchi informatici (cybersicurezza adescativa). Non senza vulnerabilità e nuovi rischi. Dopo l’uscita di ‘Power and Prediction’ (Harvard Business Review Press, 2022) per il quale molti dei nostri problemi, bisogni, necessità e desiderata verranno trasformati e ridisegnati come questioni di predizione, esce “The Age of Prediction” (MIT Press, 2023) sulla natura cangiante del rischio e della predizione correlata (e simulazione inflattiva di mondi insieme a questa). Estremizzando, direi, in sintesi che la “produzione della predizione” si palesa sempre più essere il business del futuro per qualsiasi impresa >>(Accoto 2023
The Age of Prediction è anche in open access

