<< La notizia del lancio il 2 febbraio del visore di Apple torna a sollecitare la riflessione strategica su spatial computing, realtà estese e immagini sintetiche. Affrontare l’arrivo dell’immagine ‘sintetica’ significa fronteggiare un passaggio radicale nella storia umana della tecnologia della visione, dell’osservazione, del vedere, della visualità. I discorsi più comuni si fermano oggi sulla superficie di questo fenomeno non riuscendo a cogliere la rivoluzione filosofica in atto intorno alla teoria e al senso dell’immagine tra artificial intelligence e spatial computing.
Cosa significano per la nostra cultura, per le imprese e per i modelli di business questi cambi di paradigma: dai pixel ai voxel, dall’interazione all’immersione, dall’immagine all’operazione, dalla visualità all’invisualità, dalla dimensione rappresentazionale a quella non-rappresentazionale del visivo, da quella espositiva e indessicale a quella suturante e prolettica del vedere, da quella estensiva dell’umano a quella astensiva dell’umano nelle pratiche dell’osservabilità, da ciò che non è visto a ciò che non ha vista? Per me un punto chiave è la messa in questione della natura rappresentazionale del visuale. La visualità sta dismettendo la sua storica caratteristica di essere rappresentazione isomorfica del reale (riproduzione grafica) per assumere quella della non-rappresentazionalità (dispositivo operazionale).
Intorno a questa nuova ontologia del visuale si articolano, poi, una serie di altre qualificazioni, vere e proprie crisi antropologiche ed epistemiche. Ne cito tre: i) immagini che, prodotte da macchine per sole macchine, hanno l’umano al margine o proprio escluso dal loop; ii) immagini che perdono la loro natura archivistica documentale/monumentale per assumere quella oracolare saturativo/simulativa; iii) immagini che hanno nella loro dimensione operazionale e logistica il loro valore e non più solo nella loro dimensione simbolico-semantica. Dunque, le nuove tecnologie dello sguardo macchinico stanno scardinando antichi significati dell’immagine e antiche epistemologie della visione aprendo a nuove opportunità e vulnerabilità.
Un nuovo orizzonte del vedere ‘sovrumano’ sta emergendo. In sintesi, una torsione strategica per le imprese e il business: dalla più nota e presente ‘machine vision’ all’emergente e nuova ‘visual machinery’. E’ lungo questi percorsi* che si viene producendo oggi quell’innovazione culturale del visuale che sarà necessaria per significare nuovamente il mondo e prosperare dentro il nuovo senso delle immagini che popoleranno l’emergente post-optical civiIization >> (Accoto 2024).
* Dopo i pixel, l’era dei voxel
* Tra saturazione e suturazione
* Dalla figurazione alla prefigurazione
* Oltre il visuale verso l’invisuale
* Operazione, non rappresentazione
* Estensione vs astensione della visione

