AI non è prodotto o servizio, ma nuova fabbrica (Accoto 2024)

L’automazione è oggi al centro di un’evoluzione profonda e pervasiva delle interazioni sociali e delle dinamiche economiche planetarie. Mira a conquistare e consolidare questa dominanza incarnandosi in forme sempre più fondative e sorprendenti dentro la storia della civilizzazione umana e dei suoi modi di produzione. Questa fase contemporanea di competizione strategica e di business experimentation abilitata dall’automazione ha caratteristiche nuove e distintive al punto che è stata anche riqualificata come “iperautomazione”. Per questo si vengono anche moltiplicando e diffondendo – sia pur con declinazioni varie, ma prossime di senso – espressioni come machine economy, agent economy, autonomous economy, artificial economy, solo per citare quelle più note. Dentro questo passaggio all’economia della macchina, oltre alla meccatronica e robotica più classiche (e in aggiunta anche a quelle più recenti della robotic process automation, della robotica a sciami o di quella cobotizzata dei sistemi industriali umano-macchina collaborativi e, in prospettiva, della robotica dei viventi con l’incrocio tra biologia e ingegneria), vanno oggi portate in maggiore evidenza e in analisi le automazioni di business prodotte dagli algoritmi di deep learning dell’intelligenza artificiale generativa (e tutte le FMOps relative: dai linguaggi macchinici, alle immagini sintetiche, agli agenti autonomi) oltre quelle abilitate dai protocolli crittografici delle varie ed emergenti organizzazioni decentralizzate autonome (tra self-employed robot, machine-customer, protocol fork). Stiamo entrando, dunque, in una stagione accelerata di “neoautomazione” che richiederà per certo nuove culture, nuove mentalità e, naturalmente, anche nuove competenze. È un’automazione al cubo (cubed automation) o, come l’ho anche definita, l’automazione delle 3M: mani, menti, mercati. Si automatizza la forza fisica, la capacità cognitiva, la relazione mercantile scardinando con radicalità forme organizzative classiche, antiche divisioni del lavoro e pratiche produttive consolidate. L’AI è infatti insieme, direbbero i greci, lògos e érgon, ragione e azione. Con l’erosione del paradosso cautelativo di Polanyi e con la messa in questione della polarizzazione dei task (umani bravi a fare alcune cose e le macchine a farne altre), nuove cognizioni del mondo e nuove divisioni del lavoro sono all’orizzonte. È dentro questa nuova dialettica coevolutiva intricata e non scontata tra automation (sostituzione), heteromation (subordinazione) e augmentation (aumentazione) che il lavoro umano dovrà riuscire a immaginare e costruire un suo nuovo e migliore futuro. L’AI non è dunque – come ingenuamente si dice – prodotto o servizio, ma proprio nuova fabbrica. Nuova fabrica mundi > (Accoto 2024)

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Cosimo Accoto

Research Affiliate at MIT | Author "Il Mondo Ex Machina" (Egea) | Philosopher-in-Residence | Business Innovation Advisor | www.cosimoaccoto.com