“Stiamo entrando in una nuova era mediale inflazionaria, quella dell’intelligenza artificiale generativa. A partire dall’esplosione della parola sintetica. La capacità di simulare la lingua non rappresenta, infatti, solo un avanzamento tecnico nel processamento macchinico del linguaggio naturale. È piuttosto un passaggio di civiltà che scardinerà le economie, le imprese e i mercati. Così come le politiche e le etiche del dire e del potere. E non solo l’ordine del discorso. Dalla produzione artistica alla diagnostica medica, dal marketing digitale al design industriale, l’era inflattiva dell’AI generativa farà leva anche sulle opportunità (e i rischi) dell’immagine sintetica. Con ridisegno dei significati culturali profondi e degli impatti strategici trasformativi derivanti dall’impiego massivo delle reti neurali artificiali e della potenza della latenza. Infine, dopo le parole macchiniche e le immagini sintetiche, esploriamo la questione emergente dell’adozione pervasiva di agenti autonomi. All’orizzonte si profila, dunque, un esercito computazionale fatto di intelligenze artificiali operative che, nei molti progetti in divenire, assolveranno ai compiti più svariati automatizzando ecosistemi di business, processi industriali e servizi erogati. Al di là dell’hype, ne valutiamo culturalmente e strategicamente potenzialità e vulnerabilità. È in costruzione un nuovo mondo in sintesi fatto di scritturazioni, raffigurazioni, agentificazioni sovrumane (o more-than-human)” (Accoto 2023, draft: raccolta dei tre contributi usciti su EconomyUp)
L’era inflattiva dell’AI generativa agente (Accoto 2023)
Su EconomyUp un mio nuovo contributo sull’AI generativa ‘agente’. Questa terza puntata si focalizza sui cd. ‘agenti autonomi’ (AutoGPT e dintorni), dopo aver guardato all’ingegneria e alla filosofia delle parole macchiniche e delle immagini sintetiche nei due precedenti contribuiti. E sempre un grazie al direttore Giovanni Iozzia per l’ospitalità calorosa. Buona lettura!
“L’era inflattiva dell’AI generativa sempre più evoca all’orizzonte non solo una nuova ecologia mediale sintetica (testi, immagini, suoni, video), ma più profondamente anche una nuova economia sintetica popolata e animata da ‘agenti autonomi’. Siamo solo agli inizi naturalmente e l’hype è montante, ma la progressiva introduzione da parte di imprese e istituzioni di agenti autonomi artificiali si candida a scardinare e riconfigurare antichi modi di produzione e vecchie divisioni del lavoro…” continua a leggere qui al link >>
AutoGTP e gli altri: arriva l’armata degli agenti autonomi nelle aziende. Ecco cosa cambierà con l’artificial economy

“Dall’AGI all’AGE: l’armata degli agenti artificiali autonomi” (Accoto 2023)
“Dall’AGI all’AGE: l’armata degli agenti artificiali autonomi” (Accoto 2023)
“L’era inflattiva dell’AI generativa sempre più evoca all’orizzonte non solo una nuova ecologia mediale sintetica (testi, immagini, suoni, video), ma più profondamente una nuova economia sintetica fatta di ‘agenti autonomi’. Siamo solo agli inizi, ma la progressiva introduzione da parte di imprese e istituzioni di agenti autonomi si candida a scardinare e riconfigurare antichi modi di produzione e vecchie divisioni del lavoro. In tutti i settori e le industry. Dunque, è in arrivo un’armata di agenti artificiali che immagina di ri-organizzare il lavoro necessario a completare un compito assegnato (non solo a produrre una singola immagine o testo). Dalla medialità alla produttività. I nomi cominciano a circolare: AutoGPT, BabyAGI, Microsoft’s Jarvis, HyperWrite, AgentGPT, Copilot. A diverso modo e titolo, si possono etichettare come ‘autonomous agents’ (AGE) o anche in una mia proposta alternativa (Autonomous Generative Entities). Ma cos’è un agente autonomo? In una definizione di mercato data di recente: “autonomous agents are programs, powered by AI, that when given an objective are able to create tasks for themselves, complete tasks, create new tasks, reprioritize their task list, complete the new top task, and loop until their objective is reached” (Schlicht, 2023). Schematizzando in astratto: dato un obiettivo, definisce i compiti iniziali attingendo anche alla sua memoria e creando sottotask/goal, li mette in esecuzione evocando le risorse necessarie e ne raccoglie i primi feedback, sulla scorta di questi genera nuovi compiti mettendoli in scala di priorità selettivamente per poi continuare a iterare il processo per cicli migliorativi fino al conseguimento finale dell’obiettivo. Questo singolarmente, ma anche a livello macro. Come accaduto, nell’esperimento di Park e colleghi (2023), si possono infatti immaginare aggregazioni di agenti e un coordinamento autonomo emergente. Una ventina di agenti artificiali in un ambiente virtuale dato l’input iniziale di organizzare un party per San Valentino iniziano a simulare in autonomia le varie attività connesse all’evento. Nella loro descrizione, gli agenti autonomi sono: “computational software agents that simulate believable human behavior. Generative agents wake up, cook breakfast, and head to work; artists paint, while authors write; they form opinions, notice each other, and initiate conversations; they remember and reflect on days past as they plan the next day”. La storia dell’ideazione e della creazione di agenti computazionali autonomi ha avuto nel tempo varie genealogie e tassonomie (simple, autonomous, human-like: Chen 2020) incrociando e rinvigorendo, oggi, in forme inattese la lunga evoluzione di una ‘economia artificiale’ (Mercado 2021). Con l’arrivo di questo ‘lavoro sintetico’ (dopo testo e immagine), si apre ora una nuova uncanny (sexy/risky) valley che esploriamo in dettaglio” (Accoto 2023, continua qui…)

La cognizione sintetica del mondo (Accoto 2023)
“Chi e come conosce il mondo? L’intelligenza umana incorporata ha dominato il campo dell’osservazione e della cognizione del reale per lungo tempo reclamando a sè il primato della conoscenza del mondo. Lo ha fatto, almeno alle nostre latitudini, escludendo da queste possibilità animali e piante (eludendo, tra gli altri, il tema complesso delle ‘altre menti’ o delle ‘menti possibili’ oltre a quello delle ‘reti di attanti’). L’arrivo della cosiddetta intelligenza artificiale sembra aver nuovamente risvegliato questa supponenza umanocentrata. Almeno secondo due prospettive. Una prima tendenza incarna un umanesimo impaurito o arrabbiato. La seconda è, per converso, superficialmente entusiasta e tecnicamente galvanizzata. Quello timoroso o infuriato, a seconda dei casi, è un umanesimo che di fatto si ripiega su di sé (teso com’è a ricercare la sua essenza distintiva unicizzante e ad aggrapparsi a quella per cercare di preservare un nucleo eccezionale fondativo dagli attacchi della tecnica). Quello acclamante ed eccitato è viceversa un umanesimo in molti casi vittima in/consapevole dei propri antropomorfismi e sociomorfismi (si limita, cioè, a leggere l’AI come rispecchiamento/simulazione delle proprie capacità o, meglio, di quello che si pensa essere il modo dell’umano di percepire, osservare, conoscere, agire il mondo). Entrambe queste prospettive sono deboli e ingenue, pregiudizievoli e limitate e di parte. Ad osservare, conoscere e operare il mondo non è più solo “l’umano” (se mai fosse stato l’unico). Forme di osservazione, di cognizione e di esecuzione ‘more-than-human’ (macchiniche, rizomatiche, prolettiche, simpoietiche, chimeriche, alterosomiche) sono da qualche tempo in divenire e in dispiegamento. Ci chiedono di allargare il nostro sguardo oltre i confini culturali del naturale, del nativo, dell’autentico, dell’essenziale, del corporeo umanomorfico. Finanche nella fisica quantistica, l’idea così centrale dell’osservatore del sistema da intendere come primariamente umano è stata oggetto di critica e chiarimento. Lo ha ribadito di recente (IAI 2022) Carlo Rovelli: <The notion of “observer” should not be misunderstood. In quantum physics parlance, an “observer” can be a detector, a screen, or even a stone. Anything that is affected by a process. It does not need to be conscious, or human, or living, or anything of the sort … In the example of the process where you kick a ball and break a window, the “observer” is the glass of the window. It is the physical thing that is affected by the process. In this general sense, the notion of “observer” plays a role. It’s not a human observer, it is the physical system affected by a phenomenon”>. Se proprio abbiamo bisogno di un umanesimo, questo dovrà saper promuovere al suo meglio l’innovazione culturale (non la restaurazione culturale). Come fa, ad es., Fondazione Onassis pubblicando ora ‘Chimeras’ per esplorare le forme e i modi di questa cognizione sintetica” (Accoto 2023)
Il mondo in sintesi (shortlisted)
[shortlisted] mi arriva oggi la notizia che “Il mondo in sintesi” è nella cinquina finalista del premio “Libro dell’Anno sull’Innovazione 2023” nell’ambito del Galileo Festival dell’Innovazione organizzato da ItalyPost. Ne sono felice e sono anche particolarmente grato che il mio saggio sia stato il più votato (tra tutti i 12 in gara) dalla qualificata giuria scientifica presieduta dalla rettrice del Politecnico di Milano Donatella Sciuto (che ringrazio per le parole di apprezzamento e con lei l’intero comitato). Ora tocca ad un’ampia giuria popolare di ragazzi e ragazze decidere la finalissima a fine maggio. In bocca al lupo alla cinquina (insieme al mio i libri di Luca Amendola, Guido Caldarelli, Luca De Biase, Elena Esposito). Con l’occasione, un grazie ad EgeaEditore per aver creduto all’epoca nel progetto arrischiato di una mia trilogia filosofica che con questo volume si completa.
“Il Premio si propone di favorire le produzioni editoriali, con particolare attenzione alla qualità della scrittura, che raccontino e analizzino il mondo dell’innovazione sia sotto l’aspetto tecnologico che delle questioni etiche e filosofiche ad essa connesse. Il Premio ha lo scopo di favorire una crescita culturale, promuovendo una moderna cultura dell’innovazione in grado di stimolare lo sviluppo del tessuto industriale italiano”

Sull’idea ingenua dell’umano nel loop (Accoto 2023)
“C’è un’espressione umanamente accomodante e però anche filosoficamente ingenua che circola nei discorsi più comuni intorno alla nostra relazione -culturalmente e ideologicamente dicotomica- con le macchine. L’espressione è “human-in-the-loop” (HITL). In genere è tradotta e intesa come mantenere “l’umano nel ciclo”. Prevede alcune varianti (come “on-the-loop”) e naturalmente anche il suo contrario (“off-the-loop”). Il suo senso più generale è quello di un invito a policy maker, service designer, software developer, brand marketer a lasciare sempre all’umano la decisione e il controllo ultimi su apparati, architetture, dispositivi, macchine. E più complessivamente sui processi dell’automazione spinta delle cd. intelligenze artificiali. Il discorso ha molteplici valenze: politiche, economiche, morali, legali. Prospettiva da molti condivisa, ma superficiale e ingenua direi. Di fatto, l’umano è già sempre presente nel processo di costruzione, produzione e uso delle tecnologie: quando progetta, testa, addestra, seleziona, usa, corregge, etichetta e così via. Ma direi di più: essendo l’assemblaggio umano-macchina sempre un sistema o reticolato sociotecnico, l’umano è sempre in controllo sia che sia “in-the-loop” (che qualche altro umano lo abbia incluso nel ciclo) sia che sia “off-the-loop” (che qualche altro umano lo abbia escluso). Ma dire questo non è ancora dire tutto. Questo storico assemblaggio umano-macchina, di volta in volta aggiornato, con le sue nuove articolazioni, stratificazioni e distribuzioni cambia i modi di produzione della conoscenza e di divisione del lavoro tra le parti. In effetti, la cd. AI è insieme sorprendente λόγος, ma anche nuovo ἔργον. Non solo conoscenza (discorso), ma lavoro (opera). E determina anche, più profondamente e per ora invisibilmente, uno spostamento di potere e di agenti, di modi e luoghi dell’esercizio del decidere. Dire, allora, che la decisione rimane umana è una naïveté culturale e filosofica. È una prospettiva aspirazionale che rimane in superficie e non coglie il movimento dialettico del reale. Il denso lavoro ricostruttivo sulla storia della “computer vision” di Dobson appena uscito (2023) erode la superficialità di questa narrativa (ideologia) ingenua mostrando tutta l’articolazione di questo assemblaggio umano-macchina e di come si sia trasformato nel corso del tempo in questa coevoluzione (del vedere, del conoscere, del decidere). Coevoluzione che come quella biologica tra le specie ha forme diverse: mutualismo, parassitismo, competizione, predazione. E solo una di queste porta beneficio ad entrambe le specie coinvolte. Negli altri casi, il gioco è sempre arrischiato quando non proprio mortale” (Accoto 2023)

Il mondo in sintesi in shortlist (Accoto 2023)
[shortlisted] mi arriva oggi la notizia che “Il mondo in sintesi” è nella cinquina finalista del premio “Libro dell’Anno sull’Innovazione 2023” nell’ambito del Galileo Festival dell’Innovazione organizzato da ItalyPost. Ne sono felice e sono anche particolarmente grato che il mio saggio sia stato il più votato (tra i 12 in gara) dalla qualificata giuria scientifica presieduta dalla rettrice del Politecnico di Milano Donatella Sciuto (che ringrazio per le parole di apprezzamento e con lei l’intero comitato). Ora tocca ad un’ampia giuria popolare di ragazzi e ragazze decidere la finalissima a fine maggio. In bocca al lupo, allora, ai cinque libri in gara. Con l’occasione, un grazie alla casa editrice Egea per aver creduto all’epoca nel progetto arrischiato di una mia trilogia filosofica che con questo volume si completa.
“Il Premio si propone di favorire le produzioni editoriali, con particolare attenzione alla qualità della scrittura, che raccontino e analizzino il mondo dell’innovazione sia sotto l’aspetto tecnologico che delle questioni etiche e filosofiche ad essa connesse. Il Premio ha lo scopo di favorire una crescita culturale, promuovendo una moderna cultura dell’innovazione in grado di stimolare lo sviluppo del tessuto industriale italiano”
Qui l’annuncio della cinquina
https://librerieitalypost.it/premio-libro-dellanno-sullinnovazione/

L’AI non è prodotto nè servizio, ma fabbrica (Accoto 2023)
“L’AI non è un prodotto e neppure un servizio. Piuttosto, è un assemblaggio sociotecnico cognitivo-produttivo che istanzia e orchestra nuove forme (e dinamiche) di organizzazione della produzione e, dentro queste, nuove forme (e dinamiche) della futura divisione del lavoro. Come ho scritto (su HBR) la cd. intelligenza artificiale non è mai ‘in sé’ e ‘per sé’ (puro artefatto strumentale), ma sempre ‘con altri’ (è sistema sociotecnico) e ‘per altri’ (è costruzione sociomorfica). Così, mi sembra di poter dire che le controversie correnti sul governo dell’AI sono filosoficamente ingenue e politicamente miopi. A fronte delle arrischiate uncanny valley che stiamo attraversando (e, in una qualche misura, anche già abitando), si sollevano richieste accorate -quando non proprio allarmate- di mettere a governo (giuridico, etico, economico, sociale, politico…), di volta in volta, il dato, l’algoritmo, il modello, il codice. A questo processo di ‘reificazione’ (vale a dire, l’isolare e il ridurre l’AI a cose e, in particolare, a mere tecnicalità), fa da contraltare, la ‘personificazione’ (cioè, l’antropomorfizzare macchine e interfacce assegnando loro, di volta in volta, intelligenza, coscienza, senzienza e così via). Sono entrambi approcci ingenui e miopi, per l’appunto, che non colgono l’articolazione assemblativa che, ideologicamente, chiamiamo intelligenza artificiale. Non solo conoscenza (ragione), ma lavoro (opera). Che non è solo pensiero (razionalità), ma anche azione (agentività). Che non riguarda solo l’umano con i suoi antropomorfismi e sociomorfismi, ma anche il nostro orizzonte sempre più more-than-human. Un orizzonte intricato, di assemblaggi, perturbazioni, aggrovigliamenti, speciazioni, automazioni, reticolati, derivati, stratificazioni, distribuzioni che turbano, oggi, il sonno di molti. Anche il discorso regolatorio e giuridico comincia a prendere consapevolezza che occorrerà dotarsi di sguardi perturbati e inconsueti per riuscire a cogliere un divenire poco familiare (ad es. “Three Liability Regimes for Artificial Intelligence”). Di quanta innovazione culturale saremo capaci? Quanto riusciremo ad essere aberranti nel nostro pensare il nuovo?” (Accoto 2023)
“…we propose three liability regimes for addressing the considerable responsibility gaps caused by AI-systems: vicarious liability for autonomous software agents (actants), enterprise liability for inseparable human-AI interactions (hybrids) and collective fund liability for interconnected AI systems (crowds) …We focus on three fundamental risks that AI systems pose: autonomous decision-making, association with humans, and systemic interconnectivity … We integrate insights from social theory, moral philosophy, and the philosophy of technology. These insights are particularly helpful for dealing with complex issues such as personification of algorithms, emergent properties of human-algorithm associations and distributed cognition of interconnected network…” (Beckers & Teubner)

L’era inflattiva dell’immagine sintetica (Accoto 2023)
Su EconomyUp un mio nuovo intervento sull’era generativo-inflattiva delle immagini sintetiche. Dopo l’esame dei linguaggi sintetici della scorsa puntata, è ora il turno di osservare da vicino una nuova uncanny (sexy e risky) valley, quella delle immagini di sintesi. Dalla produzione artistica alla diagnostica medica, dal marketing digitale al design industriale, l’era inflattiva dell’intelligenza artificiale generativa farà leva anche sulle potenzialità (e le vulnerabilità) dell’immagine sintetica.
“Se l’immagine ‘latente’ in un processo meccanicamente fotografico era prodotta chimicamente, l’immagine ‘latente’ in un processo artificialmente generativo è prodotta algoritmicamente” … E dovremo parlare non più di “fotorealismo”, ma di “algorealismo” (Accoto 2023). Ma questo è un passaggio filosofico oltre che tecnologico e non dobbiamo sottovalutarlo. Mentre infuria in Italia la querelle legale su ChatGPT e i linguaggi sintetici (tema di un mio primo intervento) in ragione del provvedimento del Garante, su EconomyUp trovate oggi un mio nuovo contributo dedicato questa volta all’era delle immagini sintetiche. Una nuova, uncanny (sexy e risky) valley foriera di sorprendenti opportunità, ma sicuramente anche di altre controversie …
Se l’avete perso è qui sotto. Buona lettura!
Un grazie al direttore Iozzia per l’interesse e l’ospitalità
https://www.economyup.it/blog/e-cominciata-lera-dellimmagine-di-sintesi-come-funziona-quali-rischi-porta/
