Forge is my philosophical tech lab. The philtech lab supports organisations and institutions in technically, critically and strategically thinking about code economy, data science, artificial intelligence, platform design and blockchain business.
Qui la mia intervista con Maurizio Melis, conduttore del programma radiofonico “Smart City” su Radio 24 Il Sole 24 Ore a tema “l’era della simulazione” a partire dal mio ultimo saggio “Il mondo in sintesi”. Un grazie a Maurizio per aver letto il mio libro, per l’interesse scaturito e l’invito amichevole. La puntata è da riascoltare ora anche in podcast sul sito al link
Oggi una nuova citazione sul magazine WIRED: dall’età dell’archivio all’era dell’oracolo. Oracolo che istanzia e disloca insieme un dispositivo epistemico (modi/strumenti del sapere e del predire) e un dispositivo politico (luoghi/agenti del potere e del decidere). Dire, come sovente si sente dire, che “la decisione rimane umana” è espressione facile e comoda tanto quanto filosoficamente ingenua, al contempo consolatoria e fuorviante. Grazie per questa menzione e sorpresa!
“Affrontare la questione dei linguaggi sintetici, simulativi ed inflattivi (ChatGPT e dintorni) significa fronteggiare un passaggio di civiltà epocale e non episodico. Un passaggio molto commentato ma poco compreso. In questo frangente, qualcuno velocemente viene riproponendo il ban platonico delle arti imitative (“della cosa imitata l’imitatore non sa nulla che valga nulla”: Platone, La Repubblica) nella sua versione contemporanea degli stochastic parrots, dei pappagalli probabilistici. Altri ingenuamente si stupiscono delle nuove meraviglie tecnologiche simulacrali e del grado di verosimiglianza raggiunto e sempre più via via affinato a superamento di soglie un tempo immaginate invalicabili. Ma l’arrivo del “linguaggio sintetico” (Bratton) scardina e decostruisce (Gunkel) gli apparati, i domini e i dispositivi istituzionali del discorso, della parola e del parlante così come della scrittura e dell’autorialità con profondità e ampiezza d’impatto. Il discorso sintetico ci sollecita e ci provoca allora, con un percorso in divenire e anche arrischiato, all’innovazione culturale e sociale. Di volta in volta, l’umano fronteggia la parola della macchina o con palese sufficienza (non c’è comprensione del senso) o con facile entusiasmo (una svolta nella generazione del linguaggio). Sono entrambe prospettive filosoficamente deboli. La presa di parola della macchina è un’operazione più profonda e disarticolante. Il fatto che non ci sia ‘comprensione di senso’ (punto tutto da approfondire e da non dare per già facilmente sciolto) non significa, ad esempio, che non ci sia comunque produzione/circolazione di senso e di impatto per l’umano preso nell’assemblaggio sociotecnico. Di fatto, l’intelligenza artificiale non è pensabile come in sé e per sé (artefatto tecnico), ma con altri e per altri (assemblaggio sociale). D’altro canto, il dire ‘svolta nella generazione di linguaggio’ lascia inesplorata la natura di questa operazione senza precedenti di “strutturalismo sperimentale” (Rees). Quindi, dire a proposito dei LLM che si tratta di meri pappagalli stocastici significa non comprendere la portata culturale epocale di questo passaggio alla “parola non-umana” (Rees).
Passaggio a cui, secondo Gunkel, la teoria letteraria e la filosofia continentale ci avevano richiamato e che quindi avevano anticipato. In particolare, tutta la riflessione sulla “morte dell’autore” con Barthes (La mort de l’auteur) e Foucault (Qu’est-ce qu’un auteur?) tra gli altri. In questa prospettiva, dice Gunkel, la parola/scrittura della macchina rappresenterebbe la fine dell’autorialità (per come l’abbiamo conosciuta, trasformata e operazionalizzata storicamente finora) e l’inizio di un nuovo percorso/discorso della parola, del linguaggio, della scrittura. Con tutte le sue opportunità e tutte le sue inquietudini e vulnerabilità. Dunque, non sarebbe la fine della scrittura, ma la fine dell’autore (la sua forma storica attuale). Ma insieme all’autorialità che entra in questione e in crisi, siamo anche all’avvio di una nuova era inflattiva della parola (e dei media più in generale) che, come tutti i passaggi mediali inflazionari, scardina per un verso e istituzionalizza per l’altro nuovi regimi di verità e falsità, di economia e di potere. Infatti, come ha scritto Jennifer Petersen nel suo recente “How Machines Came to Speak” (2022) e ne cito un passaggio “…many uses of bots and machine learning restructure speech, rearranging the positions of speaker, text, and audience—and in doing so, change what it means to be a speaker … the current moment might be a chance to rethink some of our fundamental assumptions about speech and what it means for it to be free within the contemporary communication landscape … What would our conceptions (and practices) of speech look like if we defined personhood less in terms of mastery over tools, ownership of thoughts, beliefs, and selves?”. Stiamo entrando, dunque, in quella che ho cominciato a definire “l’economia politica della parola sintetica”. Attraversare l’uncanny valley dell’algomazione (anche quella logocentrica) non sarà facile nè indolore a dispetto di grandi entusiasmi, di ataviche paure o di sufficienze antropiche. Foucaultianamente, l’ordine del discorso sintetico istanzierà i suoi nuovi regimi epistemici e istituzionali. Ne usciremo, allora, narcisisticamente e di nuovo feriti come accaduto in altri passaggi di civiltà, di discorso, di senso e di potere” (Accoto 2022)
[intervista] sul numero in uscita di “Infosfera” (novembre 2022, online e cartaceo), il periodico di Campania DIH Digital Innovation Hub (Rete Confindustria), una mia nuova e lunga intervista. Grazie a Confindustria Campania DIH per l’interesse verso le mie esplorazioni tecno-filosofiche definite ‘spaesanti’
“Interprete del pensiero digitale, filosofo dell’innovazione, già uomo di impresa, research affiliate al MIT di Boston, Cosimo Accoto ha la capacità di offrire punti di vista a volte “spaesanti” su temi mainstream, onnipresenti sulle pagine dei quotidiani ma solo raramente interrogati. Dalle potenzialità degli algoritmi al machine learning, dall’internet volumetrico alle tecnologie simulative, il pensatore affronta in questa intervista tutti i punti chiave della sua ricerca. Una sorta di Industria 4.0 come non l’avete mai letta ….” (alle pagine 21-26)
“Affrontare la questione dei linguaggi sintetici, simulativi ed inflattivi (ChatGPT e dintorni) significa fronteggiare un passaggio di civiltà epocale e non episodico. Un passaggio molto commentato ma poco compreso. In questo frangente, qualcuno velocemente viene riproponendo il ban platonico delle arti imitative (“della cosa imitata l’imitatore non sa nulla che valga nulla”: Platone, La Repubblica) nella sua versione contemporanea degli stochastic parrots, dei pappagalli probabilistici. Altri ingenuamente si stupiscono delle nuove meraviglie tecnologiche simulacrali e del grado di verosimiglianza raggiunto e sempre più via via affinato a superamento di soglie un tempo immaginate invalicabili. Ma l’arrivo del “linguaggio sintetico” (Bratton) scardina e decostruisce (Gunkel) gli apparati, i domini e i dispositivi istituzionali del discorso, della parola e del parlante così come della scrittura e dell’autorialità con profondità e ampiezza d’impatto. Il discorso sintetico ci sollecita e ci provoca allora, con un percorso in divenire e anche arrischiato, all’innovazione culturale e sociale. Di volta in volta, l’umano fronteggia la parola della macchina o con palese sufficienza (non c’è comprensione del senso) o con facile entusiasmo (una svolta nella generazione del linguaggio). Sono entrambe prospettive filosoficamente deboli. La presa di parola della macchina è un’operazione più profonda e disarticolante. Il fatto che non ci sia ‘comprensione di senso’ (punto tutto da approfondire e da non dare per già facilmente sciolto) non significa, ad esempio, che non ci sia comunque produzione/circolazione di senso e di impatto per l’umano preso nell’assemblaggio sociotecnico. D’altro canto, il dire ‘svolta nella generazione di linguaggio’ lascia inesplorata la natura di questa operazione senza precedenti di “strutturalismo sperimentale” (Rees). Quindi, dire a proposito dei LLM che si tratta di meri pappagalli stocastici significa non comprendere la portata culturale epocale di questo passaggio alla “parola non-umana” (Rees). Passaggio a cui, secondo Gunkel, la teoria letteraria e la filosofia continentale ci avevano richiamato e che quindi avevano anticipato.
In particolare, tutta la riflessione sulla “morte dell’autore” con Barthes (La mort de l’auteur) e Foucault (Qu’est-ce qu’un auteur?) tra gli altri. In questa prospettiva, dice Gunkel, la parola/scrittura della macchina rappresenterebbe la fine dell’autorialità (per come l’abbiamo conosciuta, trasformata e operazionalizzata storicamente finora) e l’inizio di un nuovo percorso/discorso della parola, del linguaggio, della scrittura. Con tutte le sue opportunità e tutte le sue inquietudini e vulnerabilità. Dunque, non sarebbe la fine della scrittura, ma la fine dell’autore (la sua forma storica attuale). Ma insieme all’autorialità che entra in questione e in crisi, siamo anche all’avvio di una nuova era inflattiva della parola (e dei media più in generale) che, come tutti i passaggi mediali inflazionari, scardina per un verso e istituzionalizza per l’altro nuovi regimi di verità e falsità, di economia e di potere. Infatti, come ha scritto Jennifer Petersen nel suo recente “How Machines Came to Speak” (2022) e ne cito un passaggio “…many uses of bots and machine learning restructure speech, rearranging the positions of speaker, text, and audience—and in doing so, change what it means to be a speaker … the current moment might be a chance to rethink some of our fundamental assumptions about speech and what it means for it to be free within the contemporary communication landscape … What would our conceptions (and practices) of speech look like if we defined personhood less in terms of mastery over tools, ownership of thoughts, beliefs, and selves?”. Stiamo entrando, dunque, in quella che ho cominciato a definire “l’economia politica della parola sintetica”. Attraversare l’uncanny valley dell’algomazione (anche quella logocentrica) non sarà facile nè indolore a dispetto di grandi entusiasmi, di ataviche paure o di sufficienze antropiche. Foucaultianamente, l’ordine del discorso sintetico istanzierà i suoi nuovi regimi epistemici e istituzionali. Ne usciremo, allora, narcisisticamente e di nuovo feriti come accaduto in altri passaggi di civiltà, di discorso, di senso e di potere” (Accoto 2022)
Un mondo inondato da simulazioni: metaversi, monete virtuali, volti artificiali identici agli originali. “Il doppio del mondo”, il nuovo podcast del giornalista Massimo Cerofolini di Radio RAI 1 esplora questo nuovo catalogo del reale insieme al filosofo Cosimo Accoto. Disponibile su Rai Play Sound
[intervista e video] in tv sul canale Sky di Class CNBC ospite di una nuova puntata del programma “Destinazione Metaverso” con la giornalista Mariavittoria Zaglio. Grazie a Class CNBC per l’invito e per l’interesse e a Mariavittoria per l’opportunità di dialogare sui temi del metaverso tra hype e realtà, opportunità e vulnerabilità, pixel e voxel, avatar e wallet, intelligenza artificiale e intelligenza sintetica, privacy e destiny. E del perchè, come mi capita spesso di dire filosoficamente, “la non-esistenza è il modo di esistenza del metaverso”
[evento] sarò ospite e speaker alla decima edizione di “IED Square 2022”, la settimana di didattica immersiva dedicata a studentesse e studenti (circa 1500) del 3° anno di tutte le sedi italiane dell’Istituto Europeo di Design. Quest’anno l’evento per la prima volta si presenta in versione festival aprendosi anche al pubblico esterno. Con le parole degli organizzatori: “L’intento dello spazio di confronto e condivisione sui temi della contemporaneità – momento di stimolo soprattutto per gli studenti al terzo anno che si avviano al loro percorso di tesi – è quello di mettere a fuoco il delicato momento storico che il mondo attraversa, fornendo chiavi di lettura che possano servire da guida per leggere e interpretare il presente e orientarsi nel futuro”. Un grazie a IED per l’interesse verso le mie esplorazioni tecnofilosofiche azzardate, per l’invito e l’ospitalità calorosa. Ci vediamo allora Milano. La mattinata del 3 ottobre tra metaversi (Accoto) e avatar (Berlusconi). Il mio intervento: “La terza vita di internet? Filosofia, design ed etica nel metaverso tra avatar e wallet”. Un grazie a IED per l’interesse e l’invito. Info sul sito IED nei commenti