[book] Letture filosofiche domenicali: “Software as Hermeneutics” (2022).
Felice di vedere uscire e poter leggere nuovi saggi che affrontano lo studio del codice software in una prospettiva filosofica. Come avevo scritto nel primo saggio della mia trilogia, “Il mondo dato”, dobbiamo approfondire l’analisi filosofica di questa nuova scrittura del mondo che, come ha argomentato Galloway nel suo recente “Uncomputable”, non è mero λόγος ma sofisticato ἔργον. Semplificando, non solo discorso, ma lavoro. Non solo parola, ma azione. C’è, dunque, un’ingegneria e c’è un’ermeneutica del codice software. C’è un’ingegneria e una filosofia della nuova scrittura/fabbrica eseguibile del mondo. Allora, in che misura possiamo dire di aver compreso in profondità l’ontologia del codice? Cosa abbiamo capito speculativamente e culturalmente della programmazione e dell’ingegneria del software? E, poi, cosa sono filosoficamente tactical forking, code volatility, software containerization, service granularity? Sempre più la capacità di forgiare e incorporare software nel mondo sta diventando vettore competitivo differenziante per imprese e organizzazioni. Perché filosoficamente e operativamente scrivere codice è evocare e arrischiare mondi all’esistenza. Così le stringhe di programmazione sono in realtà linee di costruzione ed esecuzione del reale. Tuttavia, la fabbrica del codice software non è (solo) la sua produzione informatica. Paradossalmente, la sua fabbrica è (anche e soprattutto) la sua ingegneria logistica che è, insieme, prima interna alla macchina per riscrittura di linguaggi e poi esterna alla macchina per incapsulazione nel mondo. Imprese e istituzioni se vogliono giungere a maggiore consapevolezza circa la civiltà e l’economia digitale devono riuscire a promuovere questa innovazione culturale e filosofica. Dunque, non solo programmazione e coding, ma software theory e code philosophy … (Accoto, 2022)
