(Economia) Politica della Parola Sintetica – Accoto 2022

“Affrontare la questione dei linguaggi sintetici, simulativi ed inflattivi (ChatGPT e dintorni) significa fronteggiare un passaggio di civiltà epocale e non episodico. Un passaggio molto commentato ma poco compreso. In questo frangente, qualcuno velocemente viene riproponendo il ban platonico delle arti imitative (“della cosa imitata l’imitatore non sa nulla che valga nulla”: Platone, La Repubblica) nella sua versione contemporanea degli stochastic parrots, dei pappagalli probabilistici. Altri ingenuamente si stupiscono delle nuove meraviglie tecnologiche simulacrali e del grado di verosimiglianza raggiunto e sempre più via via affinato a superamento di soglie un tempo immaginate invalicabili. Ma l’arrivo del “linguaggio sintetico” (Bratton) scardina e decostruisce (Gunkel) gli apparati, i domini e i dispositivi istituzionali del discorso, della parola e del parlante così come della scrittura e dell’autorialità con profondità e ampiezza d’impatto. Il discorso sintetico ci sollecita e ci provoca allora, con un percorso in divenire e anche arrischiato, all’innovazione culturale e sociale. Di volta in volta, l’umano fronteggia la parola della macchina o con palese sufficienza (non c’è comprensione del senso) o con facile entusiasmo (una svolta nella generazione del linguaggio). Sono entrambe prospettive filosoficamente deboli. La presa di parola della macchina è un’operazione più profonda e disarticolante. Il fatto che non ci sia ‘comprensione di senso’ (punto tutto da approfondire e da non dare per già facilmente sciolto) non significa, ad esempio, che non ci sia comunque produzione/circolazione di senso e di impatto per l’umano preso nell’assemblaggio sociotecnico. Di fatto, l’intelligenza artificiale non è pensabile come in sé e per sé (artefatto tecnico), ma con altri e per altri (assemblaggio sociale). D’altro canto, il dire ‘svolta nella generazione di linguaggio’ lascia inesplorata la natura di questa operazione senza precedenti di “strutturalismo sperimentale” (Rees). Quindi, dire a proposito dei LLM che si tratta di meri pappagalli stocastici significa non comprendere la portata culturale epocale di questo passaggio alla “parola non-umana” (Rees).

Passaggio a cui, secondo Gunkel, la teoria letteraria e la filosofia continentale ci avevano richiamato e che quindi avevano anticipato. In particolare, tutta la riflessione sulla “morte dell’autore” con Barthes (La mort de l’auteur) e Foucault (Qu’est-ce qu’un auteur?) tra gli altri. In questa prospettiva, dice Gunkel, la parola/scrittura della macchina rappresenterebbe la fine dell’autorialità (per come l’abbiamo conosciuta, trasformata e operazionalizzata storicamente finora) e l’inizio di un nuovo percorso/discorso della parola, del linguaggio, della scrittura. Con tutte le sue opportunità e tutte le sue inquietudini e vulnerabilità. Dunque, non sarebbe la fine della scrittura, ma la fine dell’autore (la sua forma storica attuale). Ma insieme all’autorialità che entra in questione e in crisi, siamo anche all’avvio di una nuova era inflattiva della parola (e dei media più in generale) che, come tutti i passaggi mediali inflazionari, scardina per un verso e istituzionalizza per l’altro nuovi regimi di verità e falsità, di economia e di potere. Infatti, come ha scritto Jennifer Petersen nel suo recente “How Machines Came to Speak” (2022) e ne cito un passaggio “…many uses of bots and machine learning restructure speech, rearranging the positions of speaker, text, and audience—and in doing so, change what it means to be a speaker … the current moment might be a chance to rethink some of our fundamental assumptions about speech and what it means for it to be free within the contemporary communication landscape … What would our conceptions (and practices) of speech look like if we defined personhood less in terms of mastery over tools, ownership of thoughts, beliefs, and selves?”. Stiamo entrando, dunque, in quella che ho cominciato a definire “l’economia politica della parola sintetica”. Attraversare l’uncanny valley dell’algomazione (anche quella logocentrica) non sarà facile nè indolore a dispetto di grandi entusiasmi, di ataviche paure o di sufficienze antropiche. Foucaultianamente, l’ordine del discorso sintetico istanzierà i suoi nuovi regimi epistemici e istituzionali. Ne usciremo, allora, narcisisticamente e di nuovo feriti come accaduto in altri passaggi di civiltà, di discorso, di senso e di potere” (Accoto 2022)

(Accoto 2022, dicembre, draft, v.2)

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Cosimo Accoto

Research Affiliate at MIT | Author "Il Mondo Ex Machina" (Egea) | Philosopher-in-Residence | Business Innovation Advisor | www.cosimoaccoto.com