<< Affrontare la questione dei linguaggi sintetici, automatici, simulativi e inflattivi equivale a fronteggiare un passaggio di civiltà epocale e non episodico. Un passaggio molto commentato al momento, ma poco esplorato e compreso nella sua portata culturale trasformativa di lunga durata. Di volta in volta, l’umano fronteggia questa presa di parola e di scrittura della macchina o con palese sufficienza (non c’è comprensione del senso) o con facile entusiasmo (una svolta nella generazione del linguaggio). Sono tuttavia visioni filosofiche deboli del momento e del passaggio strategico che viviamo perché cercano di depotenziare o banalizzare l’impatto culturale spaesante dell’arrivo dei linguaggi sintetici (in quanto ostensivi > estensivi > astensivi dell’umano). Che non riguarda la questione di assegnare e riconoscere o meno intelligenza, coscienza, senzienza alle macchine. O quella dei problemi tecnici (allucinazioni, ipnotizzazioni, contaminazioni…). Piuttosto e in prospettiva, l’arrivo dei modelli linguistici su larga scala (LLM e varianti LVM, LMM, LAM) scardina gli apparati, i domini e i dispositivi istituzionali del discorso, della parola e del parlante, del lettore e dell’autore così come, più radicalmente, del senso e della natura della scrittura (per come li abbiamo storicamente disegnati e normati finora). In questo senso l’AI generativa è, come ho scritto, una provocazione di senso (che cos’è la scrittura? ci importa chi è l’autore? come e dove si produce il senso?… ). Passaggio che la teoria letteraria e la filosofia continentale hanno filosoficamente anticipato (come ci dice Gunkel). Ad es, tutta la riflessione sulla “morte dell’autore” con Barthes (La mort de l’auteur) e sulla “funzione-autore” con Foucault (Qu’est-ce qu’un auteur?). ‘Cosa importa chi parla?’ scriveva Foucault proprio in chiusura del suo testo. Intendendo così porre l’attenzione sulle dimensioni politiche della storicità della funzione-autore e della funzione-soggetto. E quindi, direi, sul perché ci importa chi parla e sul come ci importa chi parla (o scrive). Ora queste questioni entrano direttamente nel dibattito politico e sociale (e economico) intorno alle “macchine” (meglio, i nuovi assemblaggi umano-macchinici) che scrivono e parlano (verità, responsabilità, creatività, produttività). Non solo una questione tecnica o economica, allora, come si comprende, ma politica e antropologica (vedi Baron, Who Wrote This? 2023). Come (a che condizioni), perché (a quali scopi) e chi o cosa (quale soggettività/soggettivazione) potrà parlare e scrivere in futuro? La parola (e la scrittura) alla macchina è, dunque, anche e soprattutto una provocazione di senso alla nostra idea di umano e delle sue prerogative … >> (Accoto, 2024 postilla a “The Latent Planet. The Inflative Age of Generative AI – Il Pianeta Latente. L’era inflattiva dell’AI generativa“)

