“Prendiamo il nesso tra codice e spazio (o anche tra digitalità e spazialità, tra computazione e spazializzazione). Dire -come spesso si sente- che spazio e codice si ibridano o si fondono (o anche che si elidono a vicenda) non chiarisce per nulla la relazione ontogenetica che macchina e mondo intrattengono. I geografi digitali più avanzati come Kitchin e Dodge parlano, piuttosto, di ‘trasduzione’ dello spazio ad opera del codice. Lo spazio non ‘è’. Lo spazio ‘diviene’ e si ri-qualifica anche in ragione del codice software che si istanzia (o che, viceversa, piuttosto fallisce) nel mondo: così una casa si può trasformare, in qualche misura, in ufficio o classe o ospedale se digitalmente trasdotta. E, viceversa, un supermercato può retrocedere alla forma di magazzino ove il software delle sue casse non funzionasse e la trasduzione collassasse. Le merci ci sarebbero, ma non si potrebbero più vendere, solo immagazzinare. Dunque, il codice disegna e decide la natura ultima dello spazio, la sua ontologia. Questo divenire ambientale della computazione (detto anche ‘spatial computing’ tra cloud, fog ed edge) richiede, allora, alle imprese di acquisire nuove culture e mindset. Meglio, nuovi sguardi filosofici” (Accoto 2020)
Spazio e codice
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Cosimo Accoto
Research Affiliate at MIT | Author "Il Mondo Ex Machina" (Egea) | Philosopher-in-Residence | Business Innovation Advisor | www.cosimoaccoto.com View all posts by Cosimo Accoto