“Dal marketing ‘by’ machines al marketing ‘to’ machines verso una comunicazione di marketing che ho definito ‘post-antropo-logistica’. Come ho scritto ne ‘Il mondo dato’ (2017) abbiamo già iniziato da tempo quasi senza accorgercene. Ad es. con lo sviluppo di siti web attrattivi non solo per consumatori in carne e ossa, ma anche per i bot che vengono a classificare le pagine per i motori di ricerca. Ogni sito ha due audience: una umana e una inumana. In questo caso stiamo, cioè, catturando l’attenzione degli algoritmi di indicizzazione, non solo degli umani. Per alcuni, questo lascerebbe presagire addirittura una perdita di efficienza della “comunicazione simbolica” (branding, advertising…) a favore della “comunicazione algoritmica” (sensing, filtering, sorting, scoring, matching…). Nella comunicazione con gli umani la marca (brand) è finora servita come meccanismo di riduzione di incertezza e complessità: ha aiutato chi consuma a scegliere. Ma nelle interazioni di mercato sempre più automatizzate con bot, dati, software, sensori, AI, il meccanismo di riduzione dell’incertezza diviene l’algoritmo. Algoritmi che selezionano, suggeriscono, anticipano, personalizzano servizi, applicazioni, esperienze” (Accoto 2021)
