“ … Il divenire-ambientale della computazione è una nuova terraformazione, un nuovo modo di sentire e abitare il pianeta, una nuova forma di civilizzazione insieme antropica e negantropica, umana e oltreumana. Per questo nuovo atterrare/abitare dell’umano sul pianeta Terra, le metafore ambientali e volumetriche della computazione si sono ampliate negli ultimi decenni. Così, l’orientamento spaziale e volumetrico delle tecnologie digitali e di rete si sta imponendo nel linguaggio tecnico tanto quanto nella strategia economica. Per affrontare criticità architetturali come la riservatezza, la latenza, la sicurezza, la connettività, l’efficienza la computazione si è venuta stratificando e nominando nel tempo secondo layer sovrapposti e interconnessi dai termini evocativi. ‘Cloud computing’, ‘fog computing’, ‘edge computing’ mappano, oggi, figurativamente e tecnicamente i dove della computazione, le sue locazioni. Calcoliamo e programmiamo sulla nuvola, nella nebbia o al margine del mondo. C’è dunque una topologia e molte topologie della computazione, una geografia e anzi più geografie del processare l’informazione, una e molteplici spazialità materiali e virtuali per (in)formare il mondo. Tuttavia, queste ‘collocazioni’ della computazione sono anche e soprattutto ‘configurazioni’ della computazione. Così, dobbiamo riconoscere che nuvole, nebbie e nodi non sono tanto luoghi della computazione, quanto soprattutto modi della computazione. Ma direi di più: ancor più radicalmente, incarnano proprio nuovi modi d’essere del mondo. Dalla nuvolo-natività delle applicazioni passando per i livelli intermedi dei fog gateway fino ai nodi di edge disseminati e impiantati nel terreno, la computazione materialmente si immonda e si fa stratificazione geo-logica. Da ultimo e più filosoficamente questa computazione che si immonda diviene mondo, si fa mondo. E’ il farsi mondo della macchina” (Accoto 2022, Il mondo in sintesi, postilla)