“L’arrivo dei modelli linguistico-probabilistici a bassa crossentropicità rilancia in forme nuove il tema classico del black boxing. Al punto da dover immaginare anche una nuova pratica disciplinare come il prompt engineering e design. Interrogazioni, istruzioni, dati, esempi sono di norma gli input impiegati per sollecitare la macchina a produrre, attraverso un modello matematico ottimizzato su token linguistici, l’output desiderato (una conversazione, un testo, un riassunto …). Per una buona produzione dell’output, l’ingegneristica dello spunto (prompt engineering) necessita di avere una qualche comprensione del meccanismo/modello impiegato dalla macchina oltre che una qualche conoscenza del dominio disciplinare di riferimento. Certamente, l’idea di comunicare con una macchina in linguaggio naturale non è nuova. E d’altro canto, già solo l’impiego di parole come ‘apri’ o ‘salva’ nei nostri computer (Binder 2022) testimonia di questo tentativo di interfacciamento linguistico naturale tra umani e macchine anche quando il significato di quei termini viene operazionalizzato (e offuscato) in modi nuovi. Ma l’impiego di reti neurali artificiali nel dominio del NLP riaccende la questione del black boxing. Una questione che, storicamente, la cibernetica aveva sollevato a proposito delle macchine come “scatole nere”, macchine di cui si può osservare input e output, ma di cui è preclusa la conoscenza dei meccanismi interni nascosti di comportamento (nel nostro caso di processamento delle informazioni lessicali, sintattiche e semantiche). Insieme e oltre che epistemico, era stato anche e inizialmente un problema militare. Tra le battaglie della seconda guerra mondiale e le insidie della guerra fredda e a partire dal dispositivo fisico -offuscato esso stesso- del ‘magnetron’ per passare poi all’esperimento mentale della ‘enemy machine’). E più che un’eccezione estemporanea, il black boxing era considerato allora quasi una condizione esistenziale. ‘What shall we do?’ si chiedevano già all’epoca i cibernetici. Anche noi oggi siamo chiamati a esplorare scatole nere sollecitati a fare nuovamente innovazione culturale per affrontare ignoranza, novità e offuscamento. Una cosa è chiara: dobbiamo prepararci a sfide importanti e di lungo periodo al di là delle banalità e delle ingenuità che si possono leggere quotidianamente (su pappagalli stocastici e altre amenità). L’era della parola sintetica è appena cominciata e con essa è in arrivo una nuova ondata mediale inflattiva. Come per altre fasi mediali inflazionarie della civiltà umana, dovremo fare innovazione culturale. Come fece Lorenzo Valla nel 1440 (De falso credita et ementita Constantini donatione) inventando la filologia a contrasto delle vulnerabilità della neonata parola scritta e stampata” (Accoto, Economia Politica della Parola Sintetica, 2022 in progress)
