Il divenire-spazio del codice (Accoto)

“Dunque, c’è un divenire-spazio della computazione. Tecnicamente e da ultimo, lo si connota come ‘spatial computing’ includendo forme di programmazione spazializzata come, ad esempio, realtà aumentata e virtuale, robotica e automazione, sensoristica incorporata e fabbricazione digitale ad alta dimensionalità e così via. Una computazione volumetrica dunque che marca -forse oltre il punto di non ritorno- il passaggio ingegneristico dal solipsismo della macchina che calcola al suo interno il mondo alla perturbazione della macchina che esperisce il mondo al suo esterno. Questo divenire-immanente della computazione, questa mondanità del codice software è cruciale anche e soprattutto filosoficamente. Speculativamente e di fatto, incarna e documenta infatti la dilatazione della vertigine epistemica dell’incompiutezza computazionale. Perché, come suggeriscono Fuller e Matos in ‘Feral Computing’, l’incompletezza da questione logico-formale interna della macchina si fa anche questione di incompletezza empirico-fisica verso il mondo. Dunque, questa esperienza spaziale della computazione rivela e sancisce questa duplice ontogenesi dell’incompletezza macchinica: in sé e per l’altro, potremmo dire” (Accoto 2020)

“Therefore, we are experiencing the becoming-space of computation. Technically and ultimately, it is connoted as ‘spatial computing’ including forms of spatialized programming such as, for example, augmented and virtual reality, robotics and automation, embedded sensors and high-dimensional digital manufacturing … A volumetric computation, indeed, which marks -perhaps beyond the point of no return- the engineering shift from the solipsism of the machine that internally calculates the world to the perturbation of the machine that experiences the outside world. This becoming-immanent of computation, this worldliness of the software code is also and above all philosophically crucial. Speculatively and in fact, it embodies and documents the expansion of the epistemic vertigo of computational incompleteness. Because, as Fuller and Matos suggest in ‘Feral Computing’, the incompleteness of the internal logical-formal question of the machine also becomes a question of empirical-physical incompleteness towards the world. Therefore, this spatial experience of computation reveals and sanctions this double ontogenesis of machinic incompleteness: in itself and for the other, we could say “(Accoto 2020)

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Cosimo Accoto

Research Affiliate at MIT | Author "Il Mondo Ex Machina" (Egea) | Philosopher-in-Residence | Business Innovation Advisor | www.cosimoaccoto.com