Come ho sollecitato nel primo capitolo del mio saggio “Il mondo dato” (2017), è tempo di gettare uno sguardo filosofico sul codice software. Dobbiamo avviarci ad esplorare più filosoficamente questa nuova scrittura-fabbrica del mondo se vogliamo comprendere il fondamento radicale di questa nostra nuova civilizzazione umana. Dunque, dobbiamo guardare ontologicamente al codice software come nuova forma di scrittura che nel dire il mondo si fa mondo. Come argomenta Possati nella sua lettura post-fenomenologica e ricoeuriana del software inteso in ultima istanza come “processo ermeneutico”, tra astrazione e concretizzazione, distanziamento e appropriazione, tra compiler/assembler e CPU, “non solo il software fa quello che dice, ma anche diviene quello che dice”. Un saggio in uscita, “Software as Hermeneutics” (2021), da leggere per ampliare gli orizzonti culturali interpretativi del codice software, invisibile vettore fondativo della nostra civiltà presente e futura, dai media digitali alla moneta programmabile
